Nel processo di selezione degli investimenti ricopre un ruolo fondamentale comprendere quale sia il rendimento atteso ma anche il relativo rischio. Per rischio si intende la probabilità che i rendimenti effettivi si discostino da quelli previsti.
Uno degli indicatori di rischiosità più facilmente comprensibili è la deviazione standard. Essa si basa sui dati storici dello strumento finanziario e misura la volatilità dei rendimenti realizzata nel passato, nell’ipotesi che essa sia costante nel tempo.
MESI | TITOLO 1 | TITOLO 2 |
1 | 1% | -1,5% |
2 | 1% | 6,2% |
3 | 1% | -1,5% |
RENDIMENTO TRIMESTRALE | 3,03% |
3,03% |
In questo semplice esempio siamo davanti a due titoli che hanno fatto registrare lo stesso rendimento trimestrale ma il titolo 1 può sicuramente essere considerato meno rischioso del titolo 2.
Mentre la deviazione standard si limita semplicemente a misurare gli scostamenti dal rendimento medio, sono altri gli indicatori che consentono di misurare la volatilità come “rischio di perdita”.
L’indicatore più diffuso per misurare questo tipo di rischio è il VaR che indica la massima perdita possibile in un determinato periodo di tempo e con una probabilità ad essa associata.
Molto spesso questi indicatori vengono utilizzati ponderando i dati storici, ovvero dando maggior rilievo ai risultati più recenti.
In ogni caso il rischio, attraverso la diversificazione, può essere ridotto alla componente non eliminabile effettuando un’adeguata gestione di portafoglio, avvalendosi di un professionista.
Una particolare tipologia di rischio è il rischio di credito che è caratteristico del mondo obbligazionario. Con rischio di credito si intende la possibilità che il debitore non assolva, anche solo in parte, ai suoi obblighi di rimborso del capitale e/o pagamento degli interessi.
Quante volte ti sono state presentate le obbligazioni come lo strumento sicuro mentre le azioni come quello rischioso da cui stare alla larga?
Questo ragionamento è profondamente miope poiché un investimento obbligazionario, non adeguatamente diversificato, può risultare molto rischioso.
La perdita che si può subire con un’obbligazione (rischio di credito) non è recuperabile mentre, come dimostrato anche nei mesi scorsi, i ribassi che si possono osservare nell’azionario possono essere ampiamente recuperati grazie al fattore tempo, se si è di fronte ad un portafoglio professionalmente diversificato.
In un’ottica di pianificazione finanziaria orientata al lungo periodo la componente azionaria deve ricoprire un ruolo centrale.
Negli ultimi dieci anni i mercati azionari hanno performato in modo superiore ai mercati obbligazionari.
Su un universo di fondi collocabili sono stati scelti il “miglior fondo azionario globale mercati emergenti e sviluppati”, indicato in verde, e il “miglior fondo obbligazionario globale corporate e governativi investment grade”, in rosso, considerando come metodo di selezione l’indice di Sharpe, un indice che permette di misurare il rendimento corretto per il rischio.