Una parola ultimamente tornata molto in voga nell’ambito dei mercati finanziari è “INFLAZIONE”.
Questo termine sembrava ormai da diversi anni scomparso dal vocabolario del mondo finanziario a causa del fatto che abbiamo vissuto e stiamo vivendo ancora oggi, una fase economica in cui l’inflazione si attesta nelle maggiori economie mondiali a livelli molto bassi.
Ma cos’è l’inflazione?
L’inflazione indica una crescita generalizzata e continuativa dei prezzi nel tempo.
È un indicatore fondamentale per capire come si muove il livello generale dei prezzi, il quale condiziona il potere di acquisto delle famiglie, l’andamento generale dell’economia, l’orientamento delle politiche monetarie delle banche centrali.
Le banche centrali hanno un target di inflazione da raggiungere del 2%, questa viene definita “inflazione buona” ed è in grado di sostenere la crescita del PIL di un’economia.
È possibile distinguere l’inflazione alla produzione, ovvero l’aumento dei prezzi che sostengono le aziende nel ciclo produttivo e l’inflazione al consumo, ovvero quella subita dai consumatori quando acquistano beni al dettaglio. Le due inflazioni sono tra loro collegate, è difficile pensare che l’inflazione alla produzione aumenti in maniera rilevante senza che aumenti anche l’inflazione al consumo.
Facendo riferimento al nostro paese non possiamo non ricordare che, prima dell’avvento della moneta unica, in particolar modo a cavallo tra gli anni ’70 e ’80 l’inflazione ha colpito molto duramente la nostra economia con incrementi annui a due cifre per quasi un decennio.
Ma quali sono gli effetti che l’inflazione provoca sui nostri risparmi?
L’inflazione porta ad una perdita del potere di acquisto del denaro. Un facile esempio per comprendere questo fenomeno è quello del carrello della spesa. Al verificarsi di una fase inflazionistica noteremo, senza alcun dubbio, che la quantità di merce che riusciremo ad acquistare con 100€ sarà notevolmente minore rispetto al passato.
Questo effetto colpisce qualsiasi forma di liquidità, come ad esempio in primis quella presente sui conti correnti. Detenere un eccesso di depositi in conto corrente causa una perdita di valore degli stessi in quanto l’inflazione farà diminuire il loro valore reale, ovvero la quantità di beni che potremmo acquistare con essi. Vedi l’immagine seguente…
Il buon risparmiatore dovrebbe tenere liquido sul proprio conto solamente una quantità di risorse necessarie a far fronte ai propri bisogni immediati e prevedibili.
Perché così tanta liquidità?
Risposta scontata: “Perché non si sa mai”
Detenere quote di liquidità eccessive per far fronte ad eventi catastrofici e poco probabili è un’attività molto costosa.
In una logica di pianificazione finanziaria è molto più razionale coprire tali rischi estremi con polizze assicurative per liberare quote di liquidità da destinare ad investimenti finanziari di medio lungo periodo.
Questa immagine ci mostra chiaramente come i maggiori profitti si ottengano dall’investimento nei mercati azionari e che quindi essi costituiscano il miglior strumento per poter creare valore nel lungo periodo.
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“I mercati finanziari oscillano, tentennano, traballano…mentre salgono nel tempo”.
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