Gli italiani sono considerati, in generale, un popolo di grandi risparmiatori ma di pessimi investitori a causa soprattutto della loro bassa propensione ad avvicinarsi al mondo dei mercati finanziari scegliendo, spesso e in maniera errata, di non investire i frutti delle proprie fatiche. BlackRock ha svolto un’indaginechiedendo quali siano i principali motivi che spingono gli italiani a commettere questo errore.
La maggioranza degli intervistati ha risposto che pensa di non avere sufficiente denaro per iniziare a investire. Questo può essere definito un falso mito in quanto esistono vari percorsi da poter seguire estremamente personalizzati. L’investimento, infatti, non è una cosa che si fa un’unica volta ma è un vero e proprio processo che ci deve accompagnare per tutta la vita. Le uniche vere cose che servono per poter iniziare sono: volontà e costanza.
Al secondo posto tra le risposte fornite c’è la scarsa conoscenza finanziaria. La gestione dei propri soldi non viene insegnata da nessuno nel corso della vita, ma perché privarsi dei benefici che può portare il mondo degli investimenti? La soluzione esiste ed è quella di affidarsi a una figura come il consulente patrimoniale che sia in grado di fornire la giusta assistenza in questo percorso. È dimostrato come sia più facile che riesca a ottenere ottimi risultati chi, pur avendo poche conoscenze finanziarie, decida di affidarsi a un professionista rispetto a chi punta tutto sul “fai da te” o su dritte di amici o parenti.
La paura di perdere tutto è una risposta completamente ingiustificata se si entra nel mondo degli investimenti, non tramite apparenti scorciatoie seguendo chi promette “guadagni facili”, ma dalla porta giusta grazie a un’adeguata pianificazione, strumenti scelti in base alle proprie esigenze e una buona diversificazione.
Infine, la sfiducia nel sistema finanziario che emerge dalle risposte fornite è dovuta a scandali del passato e a un modo di fare banca che per fortuna sta finendo il proprio tempo. In Italia veniamo da una storia non molto trasparente a livello di banche tradizionali, soprattutto quelle di piccole dimensioni. Casi eclatanti e recenti sono quelli che hanno riguardato istituti di credito come, ad esempio, banca Etruria con la nota vicenda delle obbligazioni subordinate. Si tratta però di casi specifici di investimenti non diversificati.